
Indirizzo di saluto del Card. Mario Grech in apertura dell'incontro del XVI Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo
Vaticano, 26 giugno 2025
Con animo colmo di riconoscenza, desidero condividere quanto vissuto ieri in occasione del Giubileo dei Vescovi. Diversi fratelli nell’episcopato si sono avvicinati per manifestare, con sincera letizia, la loro profonda gratitudine per il dono prezioso costituito dal cammino sinodale, e in modo speciale, dal Documento conclusivo dell’Assemblea sinodale, che ha saputo ispirare e orientare efficacemente la vita delle loro rispettive Chiese particolari.
Tali testimonianze, unite a numerose altre pervenute da diocesi e Conferenze Episcopali ed Eparchie, attestano che la fase di attuazione del processo sinodale è già avviata in molte realtà ecclesiali. Al tempo stesso, altre diocesi attendono con trepidazione la pubblicazione delle Note esplicative relative alla fase attuativa, quale strumento prezioso per procedere con maggiore chiarezza e unità d’intenti.
In questo orizzonte, al fine di promuovere una più efficace sinergia pastorale, la Segreteria Generale ha invitato le Conferenze Episcopali a trasmettere l’elenco aggiornato delle équipe sinodali costituite a livello diocesano, nazionale e continentale.
Sappiamo bene, tuttavia, che permangono difficoltà e resistenze nel riconoscere nella proposta della sinodalità una via feconda per il rinnovamento della vita ecclesiale. Alcuni, purtroppo, esprimono tali riserve in maniera marcata, esercitando una certa influenza su altri. Di fronte a queste sfide, siamo tutti chiamati a un umile atteggiamento di ascolto e discernimento, consapevoli che ci troviamo agli inizi di un cammino ecclesiologico che interpella e coinvolge profondamente l’identità e la missione della Chiesa.
Le posizioni contrarie non devono essere trascurate; al contrario, direi che devono interrogarci a fondo, come Consiglio Ordinario che è parte integrante della Segreteria Generale del Sinodo. È risaputo che il Consiglio è espressione dell’Assemblea, quella che ha espresso il suo consenso intorno al Documento finale. Come a dire che questo Consiglio riceve il mandato di custodire e rilanciare non solo il Documento finale, ma anche il processo sinodale stesso. Si capisce che questo compito non si esaurisce con le Note di accompagnamento, che sono una specie di roadmap della terza fase. Piuttosto, mi pare che possiamo e dobbiamo pensare in prospettiva, alcune sfide che impegnano la Segreteria Generale del Sinodo, con il vostro consiglio sapiente.
La prima sfida: fare una verifica attenta del processo sinodale
Le tre fasi del processo sono indicate da Episcopalis communio. Fin dall’inizio ci siamo resi conto che il testo era pensato sulla base di un quadro ecclesiologico inadeguato al processo, soprattutto per quanto riguardava la prima fase. Una reale partecipazione esigeva l’applicazione del principio della “mutua interiorità” tra Chiesa universale e Chiese locali. A partire da qui è stata possibile la consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese locali, la valorizzazione del compito di ciascun vescovo come principio di unità della sua Chiesa, la valorizzazione delle Conferenze episcopali come soggetto di discernimento collegiale, la maturazione della comunione a livello più ampio con le Assemblee continentali.
Nella seconda fase, con le due sessioni dell’Assemblea, non è stato facile articolare la composizione dell’Assemblea, quanto la configurazione di un metodo di lavoro assembleare; infatti, tanto nei confronti della composizione, che prevedeva la presenza di non vescovi con diritto di voto, quanto nei confronti del metodo della conversazione nello Spirito sono state avanzate critiche.
La seconda sfida: il tavolo della sinodalità
Come fare la verifica? Se la Chiesa è costitutivamente sinodale, allora siamo sfidati a capire più a fondo, ad approfondire la riflessione ecclesiologica. Questo esige studio, confronto, discernimento. Esige partecipazione di tanti, coinvolgimento, attivazione di processi a vari livelli. La speranza è che dalle Chiese e dai Raggruppamenti di Chiese arrivino proposte, stimoli, suggestioni.
Nel frattempo sarebbe possibile immaginare un TAVOLO DELLA SINODALITÀ o “forum permanente” per approfondire gli aspetti teologici, canonici, pastorali, spirituali e comunicativi della sinodalità della Chiesa, anche per rispondere alla richiesta formulata dalla Relazione di Sintesi, al termine della Prima Sessione dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, «di promuovere, in sede opportuna, il lavoro teologico di approfondimento terminologico e concettuale della nozione e della pratica della sinodalità» (RdS 1p). Nello svolgere questo compito, esso sarà affiancato dalla Commissione Teologica Internazionale e dalla Commissione canonistica istituita a servizio del Sinodo d’intesa con il Dicastero per i Testi Legislativi. Intorno a questo tavolo sarà opportuno far sedere vescovi e teologi di provata competenza e amore alla forma sinodale della Chiesa (e della teologia), per approfondire il tema della sinodalità.
La terza sfida: la formazione
Episcopalis communio prevede che nella terza fase «la Segreteria Generale può predisporre studi e altre iniziative idonee allo scopo» (EC, art. 20, 2). La possibilità rimanda all’importanza della formazione, messa in forte evidenza dalla Parte V del Documento finale.
Sono convinto che è compito della Segreteria Generale del Sinodo accompagnare il processo sinodale con iniziative che, senza sovrapporsi al protagonismo delle Chiese locali e dei loro Raggruppamenti, aiuti a sviluppare la dimensione sinodale e missionaria della Chiesa.
A tal fine, si possono sviluppare iniziative della Segreteria stessa, che promuovano uno studio accurato insieme alla rete di esperti, coinvolgendo anche teologi/teologhe giovani e con la collaborazione delle istituzioni accademiche, ecclesiali, civili. Subito dopo l’Assemblea abbiamo celebrato un Convegno alla Pontificia Università Gregoriana, “Dal Concilio al Sinodo. A 60 anni da Lumen gentium”. Per il prossimo ottobre la Segreteria offre il suo patrocinio a un convegno organizzato a Camaldoli, dal titolo: “Quale Vescovo in una Chiesa sunodale?”. A seguito di un invito fatto congiuntamente dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dalla nostra Segreteria, la Conferenza dei Rettori delle Università e Istituzioni Pontificie Romane (CRUIPRO) ha intrapreso due iniziative nell’ambito della sinodalità: la prima, è una proposta formativa teorico-pratica che unirà all’approfondimento dei contenuti del Documento finale del Sinodo l’esperienza della conversazione nello Spirito e del discernimento ecclesiale per la missione. La seconda, porta il titolo “Fare Teologia in forma sinodale” e intende rispondere a quanto è chiesto ai teologi nel n. 67 del Documento finale: «la sinodalità ecclesiale impegna i teologi a fare teologia in forma sinodale promuovendo tra loro la capacità di ascoltare, dialogare, discernere e integrare la molteplicità e varietà delle istanze e degli apporti».
Non sarebbe possibile immaginare una rete di convegni in vari continenti con il patrocinio della Segreteria Generale del Sinodo? Quali ricchezze potremmo promuovere in questo modo, rafforzando una mentalità sinodale? E non si potrebbero immaginare altre iniziative e forme di collaborazione, ad esempio tavoli sinodali a carattere continentale o nazionale, ma anche campi di formazione nei diversi ambiti della vita ecclesiale come fu l’incontro formativo per i parroci?
Invochiamo lo Spirito Santo perché ci guidi e ci illumini nel discernere le vie che Egli suggerisce alla Chiesa, nella fedeltà al Signore Risorto. Noi tutti abbiamo partecipato al processo sinodale. Addirittura, voi siete qui perché l’Assemblea vi ha riconosciuto come interpreti credibili della sinodalità.