Il lavoro del Gruppo ha preso l’avvio nel marzo 2024, con diversi incontri online e due riunioni prolungate in presenza (6-7.12/2024 e 28.2-1.3/2025). Il ritmo del lavoro ha conosciuto, come prevedibile, un momento di sospensione nel periodo della scorsa Pasqua. L’incontro in presenza pianificato per fine aprile non si è potuto realizzare e si è deciso di supplire con alcuni incontri da remoto (21 marzo, 28 maggio, 12 giugno).
Quanto al coinvolgimento di altri esperti nei lavori del Gruppo, abbiamo consultato la prof. Rosalba Manes, come biblista, e il prof. Vincenzo Rosito, come filosofo, con particolare competenza nelle scienze umane riguardo ai processi deliberativi e alle risorse culturali in ordine alla sinodalità. Proprio per questa sua particolare preparazione abbiamo chiesto al prof. Rosito di essere ospite abituale dei nostri incontri. S.E. Mons. Filippo Iannone ha partecipato offrendo consulenze specifiche riguardo ai temi trattati.
Le fasi di avvio
Fin dall’inizio del cammino è emersa l’esigenza di assumere con coraggio e radicalità la sfida che investe oggi la missione della Chiesa: occorre una conversione del pensiero e una trasformazione delle pratiche in fedeltà contestuale al Vangelo di Gesù, che è «lo stesso ieri oggi e per sempre» (Eb 13,8), «ma la cui ricchezza e bellezza sono inesauribili» (EG 11).
Nel corso dei lavori abbiamo anche progressivamente realizzato che il tema affidatoci, nella modalità stessa in cui è formulato, pone alcuni problemi che chiedono un approfondimento critico. Infatti, pur evocando la terminologia di Amoris laetitia, n. 3[1], menzionata da Papa Francesco nella Nota di accompagnamento al Documento finale, rischia di indurre l’impressione che si tratti di ambiti separati e non piuttosto circolarmente connessi, così da essere sempre reciprocamente coimplicati. Del resto, anche il rapporto amore/verità, al cui interno vengono rubricate le questioni da esaminare, si presta allo stesso equivoco, rischiando di indurre l’idea che i due termini stiano tra loro in una relazione di proporzionalità inversa.
Durante questo lavoro di approfondimento, che ha richiesto un tempo significativo, abbiamo realizzato che, da una parte, è stato abbastanza semplice raggiungere un consenso sulle nozioni di fondo in termini generali, e dall’altra, è più laborioso identificare come declinarle in passi concreti: più che sul cosa?, è proprio sul come? che emergono l’insufficienza dei concetti di cui disponiamo, le (non sempre consapevoli) resistenze al cambiamento delle abitudini mentali e operative, le tensioni sulle modalità pratiche da proporre per raggiungere un obiettivo condiviso, valorizzando le diversità. Del resto, è stata un’esperienza di apprendimento che, vissuta da noi in prima persona, può offrire validi spunti da mettere a frutto per l’intero cammino sinodale, che attraversa un analogo travaglio. La stesura di un piccolo glossario, che allegheremo alla documentazione finale, ha favorito questo percorso di chiarimento.
A partire da tali premesse, abbiamo individuato una prima ipotesi di struttura del documento finale, qui di seguito brevemente descritta.
Ipotesi di struttura del documento
1. Mettere a fuoco in cosa consista il cambio di paradigma che, nel solco del Vaticano II e della nuova tappa dell’evangelizzazione disegnata in Evangelii gaudium, sta emergendo nell’esperienza sinodale. È una trasformazione che tocca, in modo strettamente correlato, tanto il piano teologico che quello antropologico-culturale.
2. Nel Documento finale del Sinodo questo cambiamento si può cogliere nel risalto attribuito alla sfera pratica, che va tenuta in stretto collegamento con il momento riflessivo, e alla reciproca interazione tra vita (credente) e dottrina, con le corrispondenti implicazioni riguardo al rapporto tra antropologico ed etico e al dialogo transdisciplinare. Tre dinamiche possono essere citate a titolo di esempio:
a. L’invito alla “conversione relazionale”, che indica il primato assegnato alla qualità delle relazioni ai diversi livelli della missione della Chiesa;
b. La dinamica condivisa dell’apprendimento;
c. La pratica della trasparenza, intesa non solamente in senso aziendale, ma come espressione di istanze radicate nella Bibbia, da svilupparsi sul piano teologico e spirituale.
3. Il principio di pastoralità può essere proposto come orizzonte interpretativo per esprimere questo cambio di paradigma (anche in relazione al rapporto amore/verità). Con tale principio intendiamo, in estrema sintesi, la logica per cui non c’è annuncio del Vangelo di Dio senza riconoscimento e promozione della soggettività dell’altro, ospitalità e responsabilità nei confronti dell’interlocutore a cui ci si rivolge. È in questo quadro che vanno situati anche la ministerialità e l’autorità, che svolgono il loro compito proprio nella misura in cui ascoltano e promuovono l’agire dello Spirito Santo nel popolo di Dio e nelle persone. Il principio di pastoralità definisce una sorta di ecclesiologia fondamentale nel solco dell’ecclesiologia del popolo di Dio della Lumen gentium, che assume la Dei Verbum come orizzonte fondativo e interpretativo dell’annuncio e la Gaudium et spes come orizzonte fondativo e interpretativo dei molteplici interlocutori, nella prospettiva missionaria di Ad gentes.
4. In sintonia con quanto precede, le proposte si collocheranno soprattutto sul piano delle modalità procedurali. Va anzitutto segnalata la conversazione nello Spirito, che però non è né da assolutizzare né da impiegare meccanicamente. Una particolare attenzione richiedono poi il valore dei contesti (intesi in senso dinamico e interattivo); la gestione delle resistenze (che non sono solo di tipo cognitivo, ma anche emotivo e culturale); i livelli di pertinenza (che non possono essere definiti in modo schematico e aprioristico, ma richiedono un’esplorazione delle effettive possibilità dei diversi soggetti, anche plurali, di assumere responsabilità).
5. Alcune questioni emergenti (come ci sembra più adeguato designarle, piuttosto che “controverse”) saranno affrontate in modo da dare una declinazione operativa alle proposte avanzate. Si vedranno qui anche il ruolo e le articolazioni dei diversi saperi convocati per un concreto esercizio di dialogo transdisciplinare. L’obiettivo sarà non di dare soluzioni che vadano bene per tutti, ma di fornire alcuni criteri di riferimento che vanno comunque tenuti presenti (e arricchiti) nel discernimento che i diversi soggetti coinvolti dovranno compiere, nelle molteplici sedi e contesti in cui avrà luogo:
a. Omosessualità
b. Conflitti e pratica non violenta del Vangelo
c. Violenza sulle donne in situazione di conflitto armato, una situazione emblematica impostasi all’attenzione del gruppo nel corso dei lavori.
Nei casi presentati si esporranno sinteticamente le posizioni sostenute dalla Tradizione e dal Magistero, i (nuovi) interrogativi emersi in tempi recenti, per concludere con alcune domande da affrontare nel percorso di discernimento, menzionando i principali riferimenti a quanto possiamo trarre dalla testimonianza della Scrittura e dall’antropologia, che include il contributo dei saperi scientifici.
Prossimi passi
1. Stesura del testo, tenendo anche conto dei molteplici contributi che abbiamo ricevuto, pur disomogenei nel contenuto, nella provenienza (gruppi, singole persone, pastori, commissioni di studio, Conferenze Episcopali) e nei generi letterari (dalla testimonianza alla perorazione, dalla raccomandazione all’inquadramento complessivo);
2. Consultazione di un gruppo [o due] di esperti di diverse provenienze e competenze, che diano un loro riscontro;
3. Rielaborazione del testo alla luce delle osservazioni ricevute;
4. Consegna entro dicembre 2025.
Coordinatore: S. Em. Card. Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio
[1] «Non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del Magistero. Naturalmente, nella Chiesa è necessaria un’unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano. […] Inoltre, in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali».