Rivolgo un caloroso benvenuto a tutti – presidenti delegati, esperti ed esperti facilitatori. Come Segreteria siamo molto lieti, direi molto sollevati, vedendovi di nuovo qui perchè il vostro contributo è indispensabile per l’esito positivo di questa assemblea che conclude un processo sinodale di tre anni! Il lavoro del Sinodo è come un iceberg: dall’esterno appare la punta, la superficie, ma sotto, immersa, c’è una massa che lo tiene galleggiante. Questa massa nascosta del Sinodo siete voi, cari colleghi. Non siete tutti membri dell’assemblea, ma senza il vostro aiuto l’input dei membri avrà un’altra dimensione. Non siete i protagonisti del Sinodo dei Vescovi, ma il vostro compito è di aiutare i membri ad agire da protagonisti - a coinvolgere i membri in un processo di discernimento ecclesiale che porta alla conversione sinodale-missionaria della Chiesa.
Sieti tre categorie di ministeri: presidenti delegati, esperti teologi ed esperti facilitatori. Ogni ministero ha un mandato distinto. Ma considerando che il Sinodo è anzitutto un tempo di preghiera per ascoltare ciò che lo Spirito sta dicendo alle Chiese in questo tempo, ritengo che nonostante abbiamo munera differenti, inclusa la presidenza, abbiamo una funzione comune: siamo tutti accompagnatori spirituali. Non basta la scienza dei teologi neppure la tecnica dei facilitatori, ma mentre è nostro dovere mettere a disposizione dell’assemblea le nostre competenze, fondamentalmente siamo chiamati a svolgere la missione di accompagnatori nell’arte del discernimento. Siamo stati chiamati per fungere da facilitatori, segnalatori, amplificatori che guidano nelle vie che favoriscono le relazioni con lo Spirito Santo. Nostro compito è in certo modo “sparire” per far emergere il progetto per la Chiesa che non è nostro ma del Signore.
Una immagine che permette di precisare la qualità di questa funzione è quella usata da Socrate: la maieutica. Maieutica è il nome dato all’abilità della levatrice che assiste al parto di una nuova vita: non è lei che dà la vita, semplicemente la favorisce, ne facilita il giungere a termine. Come tale, ogni vita si propaga da sé e naturalmente; infatti per venire al mondo, in genere, il feto non necessita di una spinta dall’esterno. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, l’intervento della levatrice, per quanto discreto possa restare, si rivela utile, anzi auspicabile. Essa sorveglia l’operazione, prevede e previene gli ostacoli, favorisce certe tappe. Lo stesso avviene, per analogia, per il ruolo dell’accompagnatore spirituale. Anche costui assiste a un parto: il venire alla luce di una nuova creatura nello Spirito santo. Si tratta di una vera e propria nascita o rinascita (cfr A. Louf, Generati dallo Spirito, 68).
Come ci ha ricordato il Santo Padre, citando Yves Congar: “non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa”. Perciò la domanda fondamentale per il discernimento ecclesiale di questo Sinodo è declinata in termini chiari: “come l’identità di Popolo di Dio sinodale in missione può prendere forma concreta nelle relazioni, percorsi e luoghi nel cui intreccio si svolge la vita della Chiesa?” (Instrumentum laboris, p. VIII). È nostro compito come accompagnatori spirituali (presidenza, teologi e facilitatori) aiutare l’assemblea ed i gruppi di lavoro a non offuscare il focus su questa domanda e facilitare un dialogo nei gruppi e nell’assemblea che, con l’aiuto della grazia, sarà in grado di generare il consenso all’interno dei gruppi e dell’assemblea.